Libri & Fumetti

Sualzo racconta L’improvvisatore a Sarzana

Il 1° giugno a Sarzana, in occasione  della rassegna Libri per strada, è stato ospitato il fumettista Sualzo.

Avevo visto la locandina settimane prima e mi ero prontamente inserito il promemoria nel cellulare per ricordarmelo, non volevo perdermelo. E da buona fissata con la puntualità, sono arrivata anche prima che iniziasse. Per chi non conosce Sarzana, nè la rassegna – molto azzeccata e ben fatta secondo me- il tutto si svolgeva in una piazzetta, piazza Luni, dietro il Comune, in un’atmosfera raccolta e circoscritta. Una piccola piazza ed un piccolo spazio per gli autori, ricavato da un perimetro di tavoli con i libri delle librerie e della fumetteria della città. Appena arrivata non ho potuto fare a meno di notare un piccolo palco e sopra degli strumenti. Mentre sbirciavo fra i libri, prima che tutto cominciasse, mi guardavo intorno per vedere se arrivava Sualzo, per capire se l’avessi riconosciuto. E di lì a poco, davanti a me, mi si sono parati davanti una giovane donna e tre bimbi, mentre sul paco un uomo rossiccio, con occhiali e barba ha cominciato a provare suonando un sax soprano e camminando, in sù e in giù e poi spostandosi per la strada, come indeciso sul da farsi, come a pensare non voglio dare noia e mettermi in mostra oppure per non svelare il tutto prima del tempo. Ho sorriso, ho capito che era lui e dall’attenzione della donna e l’attitudine dei bimbi intenti a leggere ognuno il proprio fumetto, ho anche capito che quella era la sua famiglia. Seduta, ho aspettato che iniziasse lo spettacolo.

E poi è iniziato, ma in un modo che non mi aspettavo… Musica, parole, immagini. Uno schermo mandava filmati con le immagini de L’improvvisatore scanditi dalla musica jazz del suo autore e di altri due suoi amici musicisti. Sualzo raccontava la storia, a capitoli, e poi, la musica partiva e accompagnava le immagini del fumetto corrispondenti di quel capitolo. Non avevo registrato, prima di allora, che il fumetto fosse come un romanzo musicale, che fosse nata prima la musica e poi lui l’avesse tradotta in disegni.

Mi è piaciuto molto, era armonico, ben congeniato e c’era una bella atmosfera tra la gente, c’era calore e Sualzo l’avvertiva, penso si divertisse. Anche la sua bimba più piccola, una bellissima bambina bionda sembrava divertirsi quando ha cominciato a ballare davanti al papà che suonava, correndo avanti e indietro davanti il palco e tra la gente. Man mano che lo spettacolo volgeva alla fine, avevo un po’ di agitazione, dato che sapevo che l’avrei conosciuto. Sì, esattamente, l’avrei conosciuto e non perchè io sia una di quelle persone che, visto uno spettacolo, poi vanno a conoscere i suoi protagonisti, anzi tutt’altro, anche se mi piacerebbe- forse. Tempo fa dopo aver visto Timi, sono quasi fuggita via, detestando l’idea di mescolarmi in mezzo a gente che blaterava facendo mille complimenti e tentando di dire cose intelligenti. Beh, l’avrei conosciuto, perchè ho avuto il piacere di conoscerlo virtualmente, grazie a questo blog e lo avevo informato che sarei andata a vederlo. Per fortuna, alla fine è stato proprio Sualzo a togliermi dall’impasse, venendo da me con un cordiale: te sei Eva, vero? Da lì, abbiamo un po’ chiacchierato. Ho avuto la terribile sensazione di aver detto troppe poche cose e terribilmente tutte assai poco intelligenti, o comunque poco degne di nota. Ma è stato molto bello. Lui molto gentile, e disponibile con tutti. Bello anche il disegno con dedica che mi ha fatto. E bella l’immagine deliziosa di una famiglia seduta allo stesso tavolo, in mezzo alla folla, con il padre che firma e disegna e i figli seduti accanto a lui, ognuno con il proprio foglio e i colori, a fare lo stesso.

Sualzo è un nome desunto dal dialetto umbro, è un uccello che sta in apnea a lungo, prima di tirarsi su e alzarsi in volo. Un po’ come un uccello anfibio. Non credo ci siano immagine e nome più azzeccati per chi lo porta: per chi come lui va a fondo nelle cose, indagando nel proprio animo in profondità, con ferma e cruda onestà e dolcezza insieme ma che sa librarsi anche  su, sopra il livello dell’acqua, nel cielo, per distaccarsene ogni tanto, con calibrata leggerezza. Come un’immagine tenera e goffa insieme, delicata ma forte, seria ma autoironica e scanzonata. In cui mi riconosco anche io.

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