QuandoTuttoDiventòBlu~Baronciani
Alessandro Baronciani l’ho conosciuto a Lucca Comics quest’anno e mi ha incuriosito.
Mi sembrava di conoscerlo già, non so perchè, e ho deciso di comprare il suo Una Storia a fumetti e prenotarmi per il prossimo, Le ragazze nello studio di Munari, di prossima pubblicazione.
Tornata a casa, l’ho letto e mi ha stupito, perchè riusciva ad essere denso di cose, raccontava un mondo, senza spendere troppe parole, troppo dialoghi, ma solo con la potenza delle immagini e degli scenari.
Ho fatto un po’ di ricerca su internet e ho scoperto che Alessandro prima aveva scritto Quando tutto diventò blu.
Non capivo bene il titolo ed il blu non è un colore che particolarmente apprezzo, ma ho sbirciato qualche recensione e ho deciso di comprare anche questo. Non mi ha delusa.
Il tratto distintivo dell’autore è sempre presente, la sua capacità di raccontare con tratti visivi, piuttosto che con dialoghi fitti e fitte trame. La scelta delle parole utilizzate poi è azzeccata e precisa, puntuale nel delineare ciò di cui si parla: l’attacco di panico.
Una giovane donna è colpita suo malgrado, senza apparenti motivi eclatanti e soprattutto senza poterlo prevedere, di punto in bianco, da attacchi di panico. Il primo e poi a catena gli altri, in un circolo vizioso a spirale discendente, che spinge giù in un vortice come di gironi infernali.
Si parla dei tentativi che lei fa per risolversi, per sopravvivere. Si parla delle solitudini e dell’isolamento dalla realtà che lei vive e subisce al contempo. Della volontà, forte, di rimanere attaccata alla vita e della lotta intestina dapprima con il mondo esterno che lei tenta di identificare come nemico per riuscire a combattere contro qualcosa e guarire, poi con il suo di mondo, tutto interno, l’unico, vero paradossale nemico.
L’attacco di panico ti rende solo e ti costringe a venire a patti con te. Il paradosso consiste nel fatto che sei tu che ti vuoi salvare e vuoi guarire, ma sei sempre tu la causa del tuo male. Il tuo cervello da continuamente input uguali e contrari. Nei momenti di stasi, quando riesci ad avere il controllo ti guardi da fuori e riesci a dirti quanto sei stata sciocca a pensare di morire, visto che sei ancora viva. Quando stai male, lo stesso cervello, ma con un’altra voce, ti dice, con estrema certezza, che morirai e per te non esiste altra realtà. Quell’altra voce salvifica, a quel punto, non esiste più, letteralmente.
Il blu è il colore del mare, che è amico, quando ti accoglie nelle sue acque a nuotare e quando lo guardi da fuori, sulla spiaggia e ti fa pensare, ma è nemico, quando nuoti e non hai più il fiato, le gambe sono pesanti e le sue acque ti portano al fondo.
Pare che gli attacchi di panico siano ereditari. Ringrazio i miei per la dote e a volte, riesce addirittura a non essere sarcastico.