Racconti

Pietro~ scritto per il XXI Festival Musica e Suoni Ispirato e dedicato a Oceano Mare di A. Baricco

Dedicato a Plasson

L’ 8 luglio di qualsiasi anno, era solito andare al mare.

Anche da quando lei non c’era più, in questo giorno, per lui rituale, si spingeva sino alla spiaggia, solo, si sedeva sulla rena a guardare, in silenzio.

La folla di persone che via via si accalcavano e disponevano i loro asciugamani, non lo scomponevano. Benché talvolta muovesse lo sguardo verso di loro, era altrove.

Il corpo ormai anziano lasciava solo intravedere i segni della decadenza, nel ventre leggermente cascante, la pelle bianca, le rughe sotto le braccia e gli occhi, ma conservava petto e spalle larghe e gambe comunque toniche che spuntavano dal costume slip nero.

Non aveva capelli, Pietro, se non una corolla di bianco a cingergli la nuca, una folta e lunga barba, anch’essa bianca, e baffi cerulei.

Sembrava muto, una scultura greca, seduta immobile a fissare il mare, le gambe conserte, il viso dritto a guardare, e ad ascoltare.

Quell’ 8 luglio il cielo era coperto, solo a tratti una luce bianco grigia illuminava l’intorno, filtrata dalle nuvole. Lo specchio d’acqua del mare sembrava un prato verde, increspato dal vento, un gioco di schiuma bianca delle onde, rendeva un contrasto cromaticamente perfetto. 

L’8 luglio di dieci anni prima era pieno sole.

Pietro accompagnava Cloe, come sempre, stringendo a sé il suo braccio, scandiva in tempi netti e uguali i movimenti dei loro passi, perfettamente sincroni. Temeva cadesse, ogni piccolo difetto, ogni piccolo intralcio lungo il percorso era segnalato dalla sua premurosa anticipazione “qui, stai attenta, c’è una piccola buca, allunga il piede” oppure “spostiamoci più a destra, c’è un gradino troppo alto”

L’8 luglio era un rituale, lo era diventato dal giorno in cui, lì, si erano sfiorati la prima volta.

Ogni anno, puntuale come una sentenza, quello era il loro posto, lì volevano, dovevano andare.

Fu così anche quando Cloe divenne cieca, da allora, fianco a fianco, braccio dentro braccio, Pietro la accompagnava fino al mare.

“Non serve più che mi stringi così forte, caro, la strada la riconosco a memoria, ormai. So il numero di passi fino a toccare il mare, so il numero di passi tra una scogliera e l’altra, riesco a riconoscere persino il punto esatto in cui ci sediamo, ogni volta. È il centro, il centro esatto tra le due scogliere, a due passi, precisi, di fronte il mare”.

Pietro sorrise, non parlò e lasciò il suo braccio, sapeva che aveva ragione, nessuno avrebbe potuto distoglierla dalla precisione con cui contava i passi, nessun ostacolo, nessuna distrazione.

La osservava camminare e contare i passi fino al mare, a bagnarsi la pelle come ogni volta, e come ogni volta aspettava l’attimo esatto in cui lei realizzava il piacere del refrigerio e si apriva in uno sguardo illuminato, di bambina.

Pensava a questo Pietro mentre seduto fissava il mare e il suo specchio verde prato.

E allora si alzò, anche lui a voler toccare l’acqua, rivivendo quel ricordo.

Non esistevano persone intorno a lui, nessun rumore, nessuna distrazione, solo memorie.

Si spinse fino alla riva, le onde rotte sulla sabbia ad incontrare le dita, poi l’acqua bagnò le caviglie, i polpacci, le ginocchia, il bacino, lentamente, sguardo altrove, alla linea dell’orizzonte.

E poi ancora, il petto, le spalle, le braccia, il collo, e finalmente fu immerso sino alla linea del viso.

Solo allora riusci a sorridere anche lui, e il calore agli occhi lasciò spazio a calde lacrime, rimaste lì, a inondare le pupille, senza compiersi.

L’infinita e instancabile superficie d’acqua di colore verde, quel giorno, e morbida, sinuosa, elegante, immensamente perfetta e al contempo multiforme, inghiottiva il corpo di un uomo e ne restituiva il solo capo immobile, piccolo, tondo, calvo, roseo, bianco e ceruleo, concedendo per un attimo l’illusione di un senso, di un destino comunque compiuto ed appagato.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *